Maria Teresa Liuzzo riscopre la poesia orfica
Danza la notte nelle tue pupille
di Giuseppe Iannozzi
La poesia (dal greco antico ποίησις, poiesis) è «creazione», è la capacità del poeta di far arrivare al pubblico concetti e stati d’animo. Che cosa è la poesia? Esiste una definizione universalmente accettata da tutti? August Strindberg è dell’avviso che essa «non è la realtà, ma più della realtà… Non è un sogno, ma sognare da svegli». E George Steiner, saggista e critico letterario, par non nutrire alcun dubbio, la sua definizione circa l’atto creativo è molto precisa e mette un po’ di ordine là dove è davvero difficile spazzar via le incertezze: «Il linguaggio è una creazione costante di mondi alternativi. […] L’incertezza di significato è poesia incipiente». E Mario Soldati ci spiega che, oggi, poetare è una sorta di necessità non rimandabile, perché la società moderna, la nostra, avrebbe perso la religione: «Tutto il mondo soffre di avere perduto la religione. E quasi tutta la poesia di oggi non è, in un modo o nell’altro, che il rimpianto di una religione perduta».
“Danza la notte nelle tue pupille” (A.G.A.R. Editrice, Reggio Calabria, 2022) è la nuova silloge poetica di Maria Teresa Liuzzo, che in questo lavoro canta l’amore, o meglio, canta l’amore per la vita declinandolo in una dimensione orfica: “Calda come il mosto/ in un bacio di sole/ la mia bocca involta./ La poesia canta la vita:/ una danza di forme/ con mille aspetti,/ una vampa di tigre/ un’ugola d’alba,/ che nutre l’amore/ di brezze e cieli.” Ecco, troviamo nella poesia di Maria Teresa Liuzzo la tendenza a costruire espressioni liriche in cui viene esaltato il valore magico e oscuro delle parole: “Asole buie/ nei lembi della pagina/ s’aprono come labbra/ ai morsi della notte,/ al paziente corpo del Caos./ Ma tu che hai mani di fuoco/ mettile in fuga,/ nel ritmo naturale, nella vetta,/ nel cono terminale Etna,/ svolate alla scottante pietra lavica/ tra i pulvini di saponaria, astràgalo/ nell’abbondanza delle grandi altezze/ e vestimi di oceani chiari di cielo./ Fa’ che il mio dissepolto cuore sia/ un geranio acceso di rivelazioni,/ un filosofico sandalo di bronzo/ a esito visivo della grande scena./ Danza la notte nelle mie pupille.” La poetessa richiama la figura del filosofo Empedocle, definito da Aristotele come il padre della retorica. Empedocle, noto per la sua oratoria, si diceva fosse (anche) un mago, e veniva pregato come un dio: «Scoppiata una pestilenza fra gli abitanti di Selinunte per il fetore derivante dal vicino fiume, sì che essi stessi perivano e le donne soffrivano nel partorire, Empedocle pensò allora di portare in quel luogo a proprie spese (le acque di) altri due fiumi di quelli vicini: con questa mistione le acque divennero dolci. Così cessò la pestilenza e mentre i Selinuntini banchettavano presso il fiume, apparve Empedocle; essi balzarono, gli si prostrarono e lo pregarono come un dio. Volle poi confermare quest’opinione di sé e si lanciò nel fuoco». (Diogene Laerzio, VIII. 60, 70, 69, e altri). Casomai ce ne fosse bisogno, la conferma che la poesia di Maria Teresa Liuzzo è votata a un orfismo d’impronta cristiana, la troviamo in questi suoi versi: “Cesto d’autunno:/ nei grassi suoi colori/ la vita dell’uomo,/ nel cuore/ la musica degli angeli:”
Nella postfazione di Mauro D’Castelli – che è una vera e propria disamina intorno alle tematiche liuzziane – possiamo leggere: «[…] La poetessa cerca la verità in sé e negli altri. E la cerca nella memoria. Mai una verità a posteriori, un inserto, ma neppure una verità solo intima, nascosta, implicita. […]». La voce della poetessa Maria Teresa Liuzzo riscopre la bellezza delle parole avvolte nel mistero, non dimentica però di inserire simboli prettamente cristiani, e d’altro canto non potrebbe essere diversamente: l’orfismo, come ben dovremmo sapere, ha influenzato anche il cristianesimo, quello più antico e forse più vicino agli uomini che non potevano non amare la loro propria terra: “Biancore di Gabbiani/ nel penitenziario dell’ora,/ croci nel petto/ rendono sacra la vita. […]” “Danza la notte nelle tue pupille” (A.G.A.R. Editrice, Reggio Calabria, 2022) di Maria Teresa Liuzzo è un alto esempio di poesia contemporanea, che accoglie alcune importanti radici della cultura occidentale, e sempre, con amorevole rispetto, la poetessa le riattualizza.
Maria Teresa Liuzzo è nata nel 1956 a Saline di Montebello Jonico e vive a Reggio Calabria, città dove ha studiato. Nel 1970 ha pubblicato la sua prima lirica su Il letterato di Cosenza. Dal 1975 sue liriche compaiono su varie antologie come Poesie, Caducità del tempo, Scrittori del Messaggio, Antologia per Alba Florio, ecc. La sua vasta produzione poetica ha varcato i confini nazionali e alcune sue opere sono state tradotte in rumeno e in inglese. La sua silloge Genesis (1997) è stata tradotta e pubblicata (con testo inglese a fronte) dal poeta irlandese Peter Russell. Le sue raccolte poetiche sono: Radici (1992); Psiche (1993, prefazione di Antonio Piromalli), Apeiron (1995, prefazione di Romeo Magherescu), Umanità (1996, prefazione di Peter Russell), Eutanasia d’Utopia (1997, prefazione di Vincenzo Rossi), Autopsia d’Immagine (1999, prefazione di Antonio Crecchia), L’acqua è battito lento (2001), Genesis (2008, presentazione e testo in lingua inglese di Peter Russell), L’ombra affamata della madre (2022, A.G.A.R. Editrice), Prestigiosi i premi che le sono stati attribuiti; fra di essi spiccano il “Primo Premio Internazionale di Poesia Alba Florio” del 1983, il “Premio alla Cultura” consegnatole dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1994 e nuovamente nel 1996, e il “Primo Premio Internazionale di Poesia Eugenio Frate” (1997). All’estero, nel 1983, le è stato conferito il premio dell’Associazione “Calabresi nel Mondo” di New York. È stata segnalata nelle loro opere critiche da insigni studiosi come A. Piromalli, V. Rossi, P. Crupi, S. Veltre, P. Borruto e S. Demarchi. Molti noti scrittori si sono interessati alla sua poesia. Le sue ultime opere di narrativa pubblicate sono: ...E adesso parlo! (2019, A.G.A.R. Editrice), Non dirmi che ho amato il vento! (2021, A.G.A.R. Editrice), L’ombra affamata della madre (2022, A.G.A.R. Editrice),.
Danza la notte nelle tue pupille – Maria Teresa Liuzzo – Postfazione di Mauro D’Castelli – A.G.A.R. Editrice – Prima edizione: aprile 20222 – Pagine: 124
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